Tab Article
La dea è prima di tutto una rappresentazione idealizzata ed unilaterale di un aspetto della psiche femminile. Una donna possiede in sé tutti gli aspetti delle dee che si manifestano in base alle esperienze ed ai bisogni che si presentano nell'arco della vita. In questo testo le dee si raccontano parlando direttamente come se si raccontassero in una seduta di psicoterapia, prendendo alla lettera il principio della psicologia archetipica di James Hillman che vede nel dare voce alle immagini attraverso un'ispirazione creativa il modo più adeguato per fare anima e leggere la psiche. In questa ottica le divinità olimpiche sono l'eterna rappresentazione di un univoco carattere che quando diventa dominante ed esclusivo ferma la psiche femminile in un rigido schema che ne blocca l'evoluzione. Accanto agli archetipi puri vengono poi presentate le situazioni più complicate in cui la donna si trova non solo a dover risolvere un contrasto interno alle sue passioni ma viene anche calato nelle trame della storia che traccia un sentiero di scelte inevitabili mettendo la protagonista di fronte a soluzioni sofferte e lontane dalla semplicistica visione che separa il bene dal male o il successo dal fallimento. Le donne in questione non sono dee ma eroine, esseri umani diventati degni di appartenere al mito in forma minore ma pur sempre archetipale.